Amazon-vs-Slow Food

Petrini, fondatore Slow Food
Petrini, fondatore Slow Food
Carlo Petrini, 73 anni, fondatore di Slow Food

“Ragazzi, boicottate Amazon!”

Con questo slogan Carlin Petrini ha chiuso il salone di Terra Madre – Salone del Gusto 2022. Anni fa la battaglia di Petrini era stata contro McDonald’s ; e McDonald’s dopo questa battaglia è cambiato in meglio, almeno un po’: ha iniziato a mettere nelle sue preparazioni delle DOP italiane, cominciando un percorso più green e sostenibile.

La sfida ad Amazon si preannuncia molto più complessa e dura:

  • Amazon – Bezos con Prime consegna in tutto il mondo nel giro di ore.
  • Amazon – Bezos copre l’intero pianeta occidentale
  • Amazon – Bezos paga agli stati una miseria di tasse.
  • Amazon – Bezos all’Italia non paga proprio nulla.
  • Amazon – Bezos taglia alla radice i piccoli produttori.
  • Amazon – Bezos accoglie tutti nel suo market place: basta fare cosa vuole lui.
  • Amazon – Bezos tratta alla stregua di poco più che schiavi i piccoli produttori.
Jeff Bezos, 58 anni, presidente di Amazon
Jeff Bezos, 58 anni, presidente di Amazon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tanto è bello, piacevole e tutto in discesa il lato di Amazon – Bezos  verso il consumatore, tanto è duro, spietato e in salita, il lato verso il piccolo fornitore.

L’azienda di chi scrive ha dovuto, 2 anni fa, ricorrere ad un avvocato per chiudere il suo rapporto con Amazon, pensate: una lettera raccomandata, di disdetta dell’abbonamento, inviata all’headquarter di Milano, è letteralmente sparita! Non se ne è più trovata traccia.

Difficile per il consumatore, soprattutto giovane, che viene continuamente blandito in tanti modi, credere a queste affermazioni.

Sulla porta di Amazon – Bezos riservata ai fornitori, non sfigurerebbe il verso di Dante: “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.” (Inf. III, vv. 1-9).

Ma torniamo a Slow Food e a Carlin Petrini, il suo fondatore, che ha lasciato la presidenza della sua creatura a Edward Mukiibi, un ugandese nato nel 1986, proprio l’anno in cui veniva fondato Slow Food.

Una data e un destino!

Edward Mukiibi, ugandese di 36 anni, nuovo presidente di Slow Food
Edward Mukiibi, ugandese di 36 anni, nuovo presidente di Slow Food

Ma Slow Food non cerca nemici per distruggerli, ma per cambiarli, come con McDonald’s.

“La sfida di Petrini riguarda il cibo nella sua essenza: quello che prima di tutto sfama, ci cambia la vita, ce la rende migliore, è fonte di reddito e soprattutto si tramuta quotidianamente in uno dei più potenti atti politici che l’uomo possa mettere in atto: mangiare.” (Luca Ferrua – La Stampa 26/09/2022)

“Ma la sfida di Petrini non punta ad abbattere la creatura di Bezos, perché Carlin non è don Quijote de la Mancha, mira ad aprire un dialogo, mira ad accendere un faro su tutti quelli che vengono avvolti dalle logiche della comodità e del delivery. Le vittime di una filiera talmente corta da diventare un cappio per i contadini e non solo.” (idem)

Amazon, ovvero il simbolo di un’economia che taglia alla radice i piccoli produttori, quel mondo che Slow Food cerca di valorizzare con i presidi, con la filosofia dell’unirsi per essere più forti.

“Al mondo ci sono 500 milioni di piccole aziende che garantiscono l’alimentazione al 75% degli esseri viventi. Eppure sono niente rispetto alle multinazionali. E sapete qual è il paradosso? Che i prodotti realizzati dai contadini poveri danno l’eccellenza alle tavole dei ricchi e i prodotti iperprocessati dalle industrie finiscono ai più poveri.” (Lorenzo Cresci -La Stampa 26/09/2022)

Senza contare la distruzione della biodiversità operata dalle multinazionali del food.

Dice Edward Mukiibi:

 “L’anno scorso la Fao ha dichiarato che se non si inverte questo modello di sviluppo agricolo, nel giro di dieci anni vivremo una situazione drammatica per la sovranità alimentare e l’alimentazione in tutto il pianeta. C’è un problema di fertilità del suolo, che si sta riducendo drammaticamente.

I dati a disposizione parlano chiaro: negli ultimi 70 anni abbiamo distrutto i tre quarti dell’agrobiodiversità che i contadini avevano selezionato nei 10mila anni precedenti. Poche multinazionali hanno preso il controllo del cibo, brevettando semi ibridi, fertilizzanti, pesticidi e diserbanti. Va assolutamente recuperato un impiego di tecniche tradizionali che fanno parte dell’agroecologia. Le coperture, il sovescio, la pacciamatura, la rotazione con le leguminose, sono tutte tecniche antiche ma fondamentali che – se non si praticano – devono essere sostituite con l’immissione di fertilizzanti chimici da fonti fossili, ciò che implica una concatenazione di elementi tutti negativi per l’emissione di CO2.”

L’agricoltura ipertecnologica presuppone grandi investimenti e una concentrazione del potere economico. Significa immaginare un modello agricolo fatto di aziende sempre più grandi, concentrazioni sempre maggiori. È un’idea di agricoltura concepita per le multinazionali.”

Multinazionali che, aggiungiamo noi, hanno ridotto la coltivazione da migliaia di piante commestibili a poche decine: quelle più funzionali agli interessi della Pioneer, della Monsanto e della Bayer.

Dice ancora Petrini:

“Emerge in maniera sempre più forte e chiara il ruolo del cibo come responsabile principale del disastro ambientale. Il nostro movimento, impegnato da trent’anni a garantire l’accesso al cibo buono, pulito e giusto per tutte e tutti, deve avere il coraggio di assumere un ruolo politico di primo piano nel frenare questa deriva dai risvolti catastrofici”.

E anche noi abbiamo un ruolo importante in questa sfida di Carlin/Davide contro Bezos /Golia.  

Davide non era solo, ma era con l’esercito Israelita, come Golia era con quello dei Filistei.

Davide e Golia, dipinto di Tiziano 1542-1544
Davide e Golia, dipinto di Tiziano 1542-1544

Dunque noi tutti possiamo essere le truppe di Carlin Petrini, ognuno di noi, nel proprio specifico ruolo di vita, di lavoro e sociale, può combattere contro Amazon: non utilizzandolo più per acquistare beni e cibo.

Avanti dunque:

“Boicottiamo Amazon!”