La biodiversità è la varietà di animali, piante e microrganismi che convivono sulla Terra ed è fondamentale per la nostra sopravvivenza: è la chiave per la produttività di qualunque ecosistema, sia quelli prettamente naturali, come le foreste o i laghi, che quelli che servono all’uomo in senso stretto, come un campo o suolo destinato all’agricoltura.
Cosa succederebbe se perdessimo la biodiversità?
Perderla significa scivolare, lentamente e inesorabilmente, verso un mondo senza vita: i disastri naturali, sempre più frequenti oggigiorno, la scarsità delle disponibilità idriche (senza l’acqua non c’è vita) e l’insicurezza alimentare sono fattori legati alla perdita della biodiversità, con cui dovremo fare i conti in un prossimo futuro.
Ogni specie vivente ha un preciso ruolo nel suo ecosistema di appartenenza e l’equilibrio è retto dal filo della vita: se una specie si estingue, tutto l’ecosistema subisce una grave colpo nel suo equilibrio.
La biodiversità è oggi più minacciata che mai: nella sfrenata corsa verso il capitale, l’uomo ha dimenticato la natura, sfruttandola senza porsi limiti.
Il report della FAO
È del 2020 il primo rapporto della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) sullo stato della biodiversità dei terreni a livello mondiale, firmato da 300 scienziati congiuntamente: sotto di noi vive un quarto di tutte le specie animali e, per quanto siano spesso dimenticate, forniscono nutrienti fondamentali per la nostra dieta e la nostra sopravvivenza.
L’uso, spesso incontrollato, di fertilizzanti e pesticidi è uno tra i principali danni inflitti all’ecosistema e la riduzione dell’inquinamento del suolo e delle acque deve essere attuata in tempi rapidi, pena la fine della biodiversità e della vita così come la conosciamo.
Sempre secondo la FAO, negli ultimi 100 anni sono scomparsi il 75% delle specie vegetali agricole: una perdita enorme per la biodiversità, causata dal continuo uso (e abuso) di poche varietà vegetali, coltivate su terreni che continuano ad allargarsi, a danno delle altre specie.
La biodiversità e l’estinzione di massa dei semi
Altro danno inflitto alla biodiversità è quello che riguarda la vendita dei semi nel mondo: il 60% proviene da 4 grandi aziende, che sono anche le principali produttrici di pesticidi e fertilizzanti, il cui uso si ripercuote sulla salute dell’uomo.
Parte di questi semi non sono “riproducibili” autonomamente o la riproduzione controllata dall’agricoltore è instabile e non produttiva: questo sistema danneggia la natura, con la perdita di specie autoctone più adatte alla sopravvivenza e alla riproduzione nel proprio luogo d’origine, e danneggia la salute dell’uomo, rovinandone la dieta e indebolendone l’organismo.
Carlo Petrini, fondatore dell’associazione Slow Food, che si impegna a livello internazionale a salvaguardare l’ecosistema, la biodiversità e a portare sulle tavole cibo buono e sano, ha affermato che “i semi devono essere considerati un bene comune, perché sono alla base della nostra vita, essenziali alla sopravvivenza del Pianeta. E mettere la nostra esistenza in mano a poche aziende non è giusto oltre che pericoloso” e che lo scopo ultimo deve essere “dare la possibilità agli agricoltori di produrre in modo sostenibile semi sani e in grado di rappresentare territori e culture”.
Biodiversità, piante e semi: la varietà di mele e carote
Facciamo qualche esempio pratico sulla biodiversità: la varietà di frutta e di verdura che troviamo al supermercato sono solo una piccola parte della varietà che la natura offre.
Se prendiamo il caso specifico delle mele, ne esistono al mondo quasi 7000 varietà diverse: quando facciamo la spesa ne troviamo al massimo 10. Le mele, come moltissimi altri frutti o piante, sono coltivate in base a cosa “frutta” nel business e non in base alla stagionalità, al luogo di produzione, o all’ecosistema.
Solamente in Italia vi è una varietà di mele impressionanti: la Mela Rosa dei Monti Sibillini, la Grigia di Torriana, la Gelato dall’Etna o la Pum dla Lira, dalle Langhe. Mele autoctone adatte al clima e alla terra, che vengono sacrificate per la coltivazione di altre mele, che per sopravvivere a un ecosistema che non è il loro vengono bombardate di pesticidi e antibiotici.
Il caso delle carote, di cui conosciamo prevalentemente solo la versione arancione, è un curioso fatto storico: originariamente di colore viola, furono cambiate in arancioni dai contadini olandesi, per rendere omaggio alla casa reale d’Orange. Nonostante le carote viola stiano oggi lentamente tornando nei supermercati, si coltivano principalmente quelle arancioni e si lasciano da parte le coltivazioni delle altre varietà.
La biodiversità e l’estinzione delle piante
Tristemente spettrale è il report del Ministero dell’Ambiente, di Federparchi e della IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) del 2013: la Lista Rossa della flora italiana minacciata dall’estinzione. Piante bellissime che l’uomo e lo sfruttamento della natura stanno lentamente destinando all’estinzione e che difficilmente riusciremo a salvare.
Cosa aspettarsi in futuro?
Senza la biodiversità rischiamo sicuramente l’estinzione, come specie e come pianeta: secondo gli scienziati, infatti, siamo già di fronte alla sesta estinzione di massa della storia della Terra. Tutti noi possiamo fare la nostra parte, anche nel piccolo, per preservare e conservare il patrimonio che la natura ci ha donato: è per questo che noi della Tuttovo scegliamo materie a chilometro zero e ci impegniamo per utilizzare prodotti provenienti da coltivazioni biologiche o biodinamiche, che rispettano i naturali cicli di vita, la biodiversità e l’ecosistema in cui viviamo.